da Diario di resilienza : Laura

La pandemia ha sottratto all’essere umano il perverso potere della comunicazione attraverso l’immagine.

Mi chiamo Laura, ed in questo periodo di pandemia, mi sono ritrovata a fare delle considerazioni che mi piace condividere con il lettore.

Avvocato Laura Avella

Un’abitudine maniacale si è concretizzata negli ultimi anni, e lo specchio non riflette l’animo, ma solo l’immagine, è passato in secondo piano per fare spazio ai selfie.

L’idea che si percepisce attraverso i social è che non vi è un dialogo che possa sopperire l’immagine.

Quando le immagini vengono raccolte durante la giornata e con facce felici esposte in bella posa …. nulla viene più raccontato, tutto viene immediatamente inviato, senza neppure il tempo di godere quanto si inoltra. Non si può più dire “cogli l’attimo” come un riempirsi di emozioni, ma “cogli e passa al prossimo tuo” tanto perché possa ovviamente invidiare all’istante per quell’istante.

Che cosa si può dire quando si espone in bella mostra ciò che appare gratificante, quando l’essere umano si immortala, non lasciando spazio ad alcuna immaginazione, se non per far rilevare agli occhi altrui l’ultimo ritocco o un artificio tecnico?

Ma l’alterazione della propria immagine non interessa affatto all’autore, perché lo scopo ultimo è tramandare un’identità costruita ad arte perché, possa suscitare interesse, ammirazione e piacere.

La vanità diceva Blaise Pascal <<è così radicata nel cuore dell’uomo, che ciascuno di noi vuole essere ammirato>>

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da Diario di Resilienza: Nancy

Mi chiamo Nancy e sono una persona che ha la fortuna di avere sempre accanto una presenza e un affetto costante : la famiglia e la Hope Running

Progetto #DistantiMaUniti

Sono una persona con sclerosi multipla. Con il passar del tempo ho imparato, insieme all’evolversi della mia condizione di persona con disabilità, a essere resiliente

Mio fratello mi ha donato sempre la speranza e la possibilità per poter credere in un futuro di “normalità” anche con la sclerosi multipla e con la mia disabilità

Con lui abbiamo imparato prima “a camminare” e poi “a correre” pur da seduti, in maniera diversa con la handbike

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da Diario di Resilienza: Rosa

Sono Rosa, una OSS (Operatore Socio Sanitario), come operatore sanitario ho fatto una scelta, non di lavorare in una struttura pubblica ospedaliera , né in una RSA, ma con tutte le difficoltà del caso, sul territorio torinese e provincia (fin dove la cooperativa sociale con cui collaboro ha un accreditamento riconosciuto ).
Difficoltà perché: lavorare su un territorio quale Torino non si può descrivere in poche parole.
Cosa fa una Oss sul territorio?Perché c’è bisogno di una Oss sul territorio? Cosa fa oggi una Oss sul territorio, in emergenza covid 19?
Domande a cui rispondere in breve non è possibile, ci vorrebbero giorni di parole, cercherò di spiegare in breve a cosa il mio./nostro lavoro serve.

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da Diario di Resilienza: Pino

Ciao a tutti sono PinoFlash per i pochi che ancora non mi conoscono.

Le mie giornate accanto alle persone che amo, mia moglie e mia figlia, passano velocissime, e per questo mi ritengo fortunato: ho una donna affianco e una figlia meravigliosa che mi danno pace al cuore. Ma il sostegno più grande è l ‘amore di Dio che ama i suoi figli di amore infinito e che ci dice di confidare in lui e nella sua volontà.

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da Diario di Resilienza: Elena

Sono Elena, in questo periodo difficile per il nostro Paese sento ancora di più la necessità di combattere per fronteggiare un nemico invisibile che ci spaventa, ci toglie il respiro ma non ci abbatterà. Al contrario, ci ha fatto riscoprire dei valori e degli aspetti della vita che prima sembravano scontati.
Ogni mattina mi sveglio (quando i pensieri mi consentono di riposare) e vado a lavorare nonostante le paure: restare a casa per me che lavoro in una comunità e mi prendo cura di Luca, Lory ecc.. non è possibile. Continua a leggere