La Resilienza: Ezio Bosso e il suo sorriso

Questo articolo è un omaggio a una persona, a un vero maestro di resilienza, un maestro di vita, di musica e bellezza.

La bellezza era ed è il suo sorriso, il suo restare difronte alla vita come un fanciullo, con stupore e riscoprire di nota in nota sempre un suono nuovo

Il Maestro Ezio Bosso è un uomo libero, lo ha dimostrato con tutta la forza e la potenza che la musica sprigiona, che lui non era una malattia, una carrozzina, una condizione.

La musica gli ha insegnato a essere libero, ancora prima che il limite lo colpisse.

Ricordo la notte in cui lo ascoltai dal vivo, a ogni sua parola mi emozionavo, perché ogni parola aveva un senso, come ha un senso ogni nota in uno spartito.

Il Maestro Ezio Bosso è l’emblema della resilienza, è la forza della bellezza incontenibile nel suo sorriso, nel suo amore grande per la musica, non solo scelta lavorativa, ma scelta di vita, vivere con la musica dentro, per non farsi imbruttire dalle note stonate, dal grigiore di certi vuoti di persone.

Accanto a lui e con lui ti sentivi parte di un tutto. Quel tutto che si compenetra oltre la fisicità, un oltre metafisico, un orizzonte di bellezza e ottimismo a cui il Maestro non smetteva mai di guardare con gli occhi del cuore e attraverso le note e l’armonia della musica.

Tutto era per stare insieme, unire le differenze, le singolarità di ogni nota, di ogni strumento, arpeggio e percussione, perché Il Maestro Bosso non conosceva l’ultima nota ma la nota successiva ad essa.

Mancherai a tutti noi Maestro , mancherà il tuo sorriso, mentre vola in alto la bacchetta, come a voler ringraziare un universo del dono e della bellezza che a lui era concessa ; di suonare insieme!

Maddalena Cenvinzo #teamHope

da Diario di Resilienza: Hope accanto alle Donne

In tempi di restrizione domestiche, Hope Running vorrebbe sensibilizzare l’opinione pubblica sul rischio dell’aumento di forme di abuso sulle donne

Numero anti violenza e stalking

Molte sono le iniziative sul territorio per la tutela contro questa gravissima forma di violenza.

Noi pubblichiamo un testo scritto da una donna per altre donne

Stop violenza sulle donne

A te

che quando senti aprire la porta di casa

e sai che lui sta arrivando

cominci a tremare.

A te

che hai paura di usare le parole sbagliate.

A te

che se metti un pò più di sale nella cena

sai che il piatto finirà per terra.

A te

che quando ci metti un pò più di tempo a fare la spesa

sai che quando tornerai a casa inizierà il terzo grado

e che, anche se dirai la verità non verrai creduta.

A te

che se ti squilla il cellulare ed hanno sbagliato numero

sarai accusata di avere un altro.

A te

che se hai finito i soldi e glieli chiedi

sai che ti verrà risposto “Vai a battere”.

A te

che dopo aver cucinato e ti siedi a mangiare

vedi volare il tuo piatto dalla finestra

e ti senti dire ” Non lavori e vorresti anche mangiare?”.

A te

che quando vai a letto

speri che lui si addormenti prima di te.

A te

che hai bisogno di una parola dolce

e invece ti senti dire “Puttana!!”.

A te

che hai voglia di stringere una mano

ma sai bene che quella mano sarà un pugno o uno schiaffo.

A te

che oltre ad essere sua prigioniera

sei anche

prigioniera di te stessa , della tua inesistente autostima dico:

” Nessuno Ti aiuterà, puoi farlo solo Tu,

AmandoTi, StimandoTi Tu per prima”.

Lui cercherà di renderti una nullità

e ci riuscirà fino a quando capirai che non hai bisogno di lui.

Hai soltanto bisogno di guardare il cielo azzurro

aprire le ali e spiccare il volo verso la Libertà.

Claudia

Volare come una farfalla libera. No violenza sulle donne

da Diario di resilienza : Laura

La pandemia ha sottratto all’essere umano il perverso potere della comunicazione attraverso l’immagine.

Mi chiamo Laura, ed in questo periodo di pandemia, mi sono ritrovata a fare delle considerazioni che mi piace condividere con il lettore.

Avvocato Laura Avella

Un’abitudine maniacale si è concretizzata negli ultimi anni, e lo specchio non riflette l’animo, ma solo l’immagine, è passato in secondo piano per fare spazio ai selfie.

L’idea che si percepisce attraverso i social è che non vi è un dialogo che possa sopperire l’immagine.

Quando le immagini vengono raccolte durante la giornata e con facce felici esposte in bella posa …. nulla viene più raccontato, tutto viene immediatamente inviato, senza neppure il tempo di godere quanto si inoltra. Non si può più dire “cogli l’attimo” come un riempirsi di emozioni, ma “cogli e passa al prossimo tuo” tanto perché possa ovviamente invidiare all’istante per quell’istante.

Che cosa si può dire quando si espone in bella mostra ciò che appare gratificante, quando l’essere umano si immortala, non lasciando spazio ad alcuna immaginazione, se non per far rilevare agli occhi altrui l’ultimo ritocco o un artificio tecnico?

Ma l’alterazione della propria immagine non interessa affatto all’autore, perché lo scopo ultimo è tramandare un’identità costruita ad arte perché, possa suscitare interesse, ammirazione e piacere.

La vanità diceva Blaise Pascal <<è così radicata nel cuore dell’uomo, che ciascuno di noi vuole essere ammirato>>

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da Diario di Resilienza: Nancy

Mi chiamo Nancy e sono una persona che ha la fortuna di avere sempre accanto una presenza e un affetto costante : la famiglia e la Hope Running

Progetto #DistantiMaUniti

Sono una persona con sclerosi multipla. Con il passar del tempo ho imparato, insieme all’evolversi della mia condizione di persona con disabilità, a essere resiliente

Mio fratello mi ha donato sempre la speranza e la possibilità per poter credere in un futuro di “normalità” anche con la sclerosi multipla e con la mia disabilità

Con lui abbiamo imparato prima “a camminare” e poi “a correre” pur da seduti, in maniera diversa con la handbike

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da Diario di Resilienza : Claudia

Mi chiamo Claudia, ho quasi 57 anni e vivo a Chivasso con i miei due figli di 23 e 21 anni.
Nessuno di noi è stato colpito da questo nemico invisibile e già soltanto questo è motivo di serenità. Premetto che ciò che scrivo non mi fa dimenticare coloro che stanno soffrendo e lottando per la Vita o chi subisce le conseguenze di questa quarantena in qualsiasi forma. Esco da casa unicamente per andare a lavorare e quei 3 km che percorro sono una boccata d’ossigeno ma lo erano anche prima.
Sono una fotografa amatoriale e ho l’abitudine di osservare e apprezzare ciò che mi circonda e abitando in un paesone di provincia quando ho la possibilità mi sposto con il mio scooter nella campagna nelle vicinanze.
Ora non posso farlo ma dal mio balcone vedo il Monte Rosa che arrossisce all’alba, dopo 10 anni che abito in questa casa riesco a sentire i rintocchi delle campane della Chiesa qui vicino, nell’aria si sente il profumo della Primavera, sul corso qui davanti poche macchine che passano, al mattino i galli che cantano negli orti dietro casa, pochissimo rumore.
Per stare bene mentalmente penso a tutto ciò, a quelle cose semplici che ho sempre apprezzato e che oggi probabilmente abbiamo riscoperto in tanti avendo il tempo per farlo.
Non guardo il telegiornale da anni ma sono sempre informata ed in questo periodo mi rifiuto di cadere nella tristezza di 100 notizie avvilenti una dietro l’altra.
Guardo film e serie tv, sto al pc, chiacchiero coi miei figli, con i miei amici al telefono, sbrigo le faccende domestiche, mi spalmo sul divano e mi rilasso.
D’altronde sono a casa mia, nella mia tana.
A volte, la sera tardi , scendo nel giardino condominiale e mi siedo sulla panchina a guardare le stelle e a respirare aria pulita. Sono le cose semplici che mi stanno aiutando a superare il periodo. Quando vedo le strade vuote non mi viene tristezza, penso che sono così per una giusta causa, per tutti noi.Tutti abbiamo voglia di tornare alla normalità. Ci hanno chiesto di restare a casa e lo faccio. Per chi vuole tornare a correre a piedi o in bici, per rivedere e abbracciare gli amici, per fare colazione nel mio bar preferito, per le donne con la ricrescita, per chi in questi giorni lavora perchè la sua presenza è necessaria. Perchè siamo una comunità. Perchè appena ci daranno il largo salirò sullo scooter, andrò verso la campagna e ricomincerò a fotografare, con gli occhiali appannati dal mio respiro dentro la mascherina.

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