Mauro Ruberto Campione di Handbike  Paralimpico  nella Tappa di Chivasso del Giro di Italia in HandBike

Mauro è una persona Oltre con un sorriso a 360 gradi che si apre al mondo come esempio, bisogna ogni giorno sfidare i propri limiti mantenendo il sorriso e l’ironia .
Un grande uomo, grande anima che abbraccia l’universo con il ❤️ e per il cuore che batte solo per un messaggio : ”andare Oltre la propria condizione con il sorriso.”

Il #Team Hope è orgoglioso di aver sostenuto e promosso Mauro Ruberto e siamo fieri e orgogliosi del messaggio che ha dato, della sua grande tenacia, ma sopratutto del suo grande cuore.

”Insieme si vince Sempre”

#TeamHope

Immagine di

Claudia Garbolino Riva

Partecipa alla tappa di Chivasso del Giro d’Italia con la handbike Tutto questo accadrà anche grazie alla ASD Hope Running Onlus del presidente Mirabella

Mauro Ruberto classe del 1964 parteciperà alla quarta tappa del Giro d’Italia in handbike il prossimo 16 giugno 2019 a Chivasso, tutto questo accadrà anche grazie alla ASD Hope Running Onlus di Chivasso.

Giro d’Italia, tappa di Chivasso

Mauro Ruberto classe del 1964 parteciperà alla quarta tappa del Giro di Italia in handbike il prossimo 16 giugno 2019 a Chivasso, tutto questo accadrà anche grazie alla ASD Hope Running Onlus di Chivasso, il Presidente Giovanni Mirabella dichiara ”Noi della Hope Running siamo lieti di contribuire per realizzare il sogno e la imminente sfida di Mauro Ruberto. Quando mi ha espresso il desiderio di poter partecipare attivamente alla tappa di Chivasso del giro d’Italia in handbike, noi della Hope Running siamo stati entusiasti e ci siamo subito messi al lavoro per poterlo inserire tra i partecipanti. Abbiamo provveduto per l’acquisto della handbike da corsa prima e il tesseramento grazie all’ASD SportABILI che ha adottato il nostro atleta. In attesa dell’idoneità sportiva facciamo il tifo per Mauro che si sta allenando per raggiungere il suo sogno, perchè noi della Hope includiamo anche i sogni oltre alle persone con disabilità, perchè sostenere è anche fare uno sforzo economico in nome di un sogno e mettere da la nostra visibilità. la Hope Running Onlus mette al centro le Persone e le persone sono fatte di sogni e di sfide Oltre il limite”.

Mauro Ruberto

Mauro Ruberto è un atleta completo nonostante le sue gambe e i suoi limiti, dopo la diagnosi di una patologia autoimmune che lo ha colpito al midollo, ha cambiato la sua vita e ha trovato un’altra nuova vita ad attenderlo e ad accoglierlo : lo sport, le lotte contro le barriere architettoniche e il volontariato.
Mauro non si arrende davanti a una diagnosi, non si arrende quando è costretto a usare invece delle gambe due ruote di una carrozzina, continua a coltivare le sue passioni, lo sport principalmente, solo che adatta la sua passione al suo corpo e ai suoi limiti fisici.
Mauro è incluso nella vita sociale, politica e sportiva del luogo dove vive a Chivasso. Si muove in piena autonomia, usa una carrozzina con il motore elettrico che gli consente di fare tutte le cose che ogni persona fa ogni giorno: fa la spesa, va ad allenarsi, partecipa alle gare, incontra gli amici, incontra e sostiene altre persone con disabilità con il volontariato, si occupa delle barriere architettoniche e si impegna a farle eliminare; ha una vita attiva, come quella di ogni persona che non vive una condizione di disabilità.

L’amore per la vita

Il vero motore che lo spinge non è quello elettrico della sua carrozzina, quello sono le sue nuove gambe, ciò che lo spinge è un motore che si chiama amore per la vita, amore per chi è nella sua stessa condizione che conosce e riconosce nell’altro. Mauro non è ma diventato vittima della patologia stessa o vittima della sua condizione, è andato Oltre. Egli usa la sua esperienza emozionale, di vita, la sua storia come una spinta per aiutare l’altro. Mauro Ruberto invece di concentrarsi si ciò che ha perso, in termini fisici, affettivi e relazionali, pensa a cosa gli resta nella sua vita e ai nuovi traguardi possibili da raggiungere ancora e ancora.

La passione per le sfide

Il motore che lo spinge è il cuore da atleta e la passione per le sfide ma sopratutto la condivisione di questi traguardi con tutte le persone che lo circondano, lo amano e che lui sostiene, senza risparmio.
Per partecipare a questa tappa del Giro di Italia lui si allena con tenacia, non pensa a vincere una coppa, ma ad arrivare al traguardo nel miglior modo possibile per dire a tutti ”guardate se ci arrivo io, può farlo ognuno di voi”.
Mauro non è emozionato per la sfida che lo attende, non è stanco di allenarsi, non si lamenta di niente, spera solo di tagliare il traguardo non per se ma per tutti coloro che in lui confidano, per tutti coloro che lui ama ma sopratutto per tutti coloro che hanno bisogno di una spinta, di una motivazione per andare avanti, sempre Oltre il prossimo traguardo.

Fonte : NuovaPeriferia.it

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Volontariato : Matteo detto Scatto Matto

Mi chiamo Matteo, sono un volontario e ho il privilegio di  fotografare la gioia, la speranza di raggiungere un traguardo possibile per chiunque con disabilità o senza.

Oggi vorrei raccontare la Storia di Matteo , per gli amici Scatto Matto. Matteo è un volontario della Hope Running onlus.

Matteo con la sua voce limpida mi dice” Ho scelto di essere volontario perché ero e sono amico delle persone che hanno fondato la Hope Running onlus, il gesto iniziale è stato di amicizia ma in realtà non conoscevo perfettamente cosa avrei fatto e potuto dare a questa associazione aderendo al volontariato. Una scelta di istinto, un modo per dare una mano concreta ad amici che erano in difficoltà con l’insorgenza di una patologia che gli recava deficit fisici; ho aderito per questa ragione, ma con il tempo, il contatto con le persone con disabilità, la loro conoscenza, il loro slancio ma sopratutto la loro gioia e i loro sorrisi quando corriamo e arriviamo al traguardo,questo mi ha emozionato.” 

Matteo ha un hobby ed è la fotografia,  ha una famiglia , una moglie e due splendidi figli, fa un lavoro che è sempre proiettato all’altro ma essendo per passione un fotografo ama catturare gli istanti. Facendo volontariato ha trovato estrema gratificazione dirigere la sua passione artistica per la fotografia ai sorrisi delle persone che da volontario aiuta a correre. Infatti potremmo dire che Matteo è il direttore artistico degli scatti dei traguardi della Hope Running ma non è solo questo. Matteo frequentando e vivendo a contatto stretto con le persone con disabilità, inizia a guardarsi dentro e mi dice ”Sono una persona che volentieri passa il suo tempo libero sul divano o a tavola con gli amici, non avrei mai pensato che mi sarei trovato un giorno a correre o a camminare insieme a ad atleti professionisti, maratoneti e a persone con disabilità.”

Matteo è di poche parole ma dentro ha una sensibilità e anima che viene travolta non dalle persone, non dai loro limiti;  viene travolto e coinvolto nei momenti di gioia che vive insieme. Mi dice ” Sai quando corriamo insieme con le persone che hanno difficoltà e spingiamo ,mentre siamo concentrati sul percorso, – perchè i terreni, non sempre sono favorevoli alle ruote di una carrozzina- gli altri partecipanti ci sostengono durante la corsa,  perchè è chiaro ed evidente che insieme si arriva al traguardo ma siamo un pò più lenti.

”In realtà io ammiro le persone che aiuto a correre durante le gare, perché per me loro sono i veri eroi, ogni giorno hanno tante difficoltà concrete a vivere la quotidiana normalità che, per me è semplice ma per loro è più complicata .

In questo anno di volontariato, sono stato catturato dalla gioia che mi trasmettono, dalla gioia quando tagliamo il traguardo, dai loro sorrisi, dalle manifestazioni d’affetto per quello che fai volontariamente come una scelta.”

Matteo comprende che il gesto iniziale di essere volontario per amicizia adesso assume un altro valore, molto più profondo e vero: donare gioia, donare la possibilità, a chi non potrebbe in autonomia, di raggiungere un traguardo ed essere felice per il traguardo raggiunto.

Matteo è un volontario ma in realtà tutta la sua famiglia è coinvolta in questa scelta. Quando esce per le gare , lui coglie l’occasione che questi eventi possano essere anche un modo di stare in famiglia, quindi Matteo porta la moglie e i figli a correre con lui e insieme a tutti.

Matteo è una persona un pò introversa di carattere anche se ha la solarità di tutta la Sicilia , la natia terra da cui proviene. Matteo da introverso arriva pure a mettersi una parrucca e a fare il buffo solo per poter meglio gioire insieme alle persone con difficoltà.

Matteo attraverso il volontariato comprende meglio se stesso e inizia ancora di più ad appassionarsi a far sorridere e a donare la gioia, Matteo mi dice” Oggi non guardo più le persone con disabilità per i loro limiti ma le ammiro perchè io che volevo fare qualcosa di concreto per essere a loro di aiuto alla fine queste persone mi hanno dato di più, mi hanno fatto guardare dentro, mi hanno fatto alzare dal divano, mi hanno fatto uscire e vivere insieme alla mia famiglia momenti di condivisione all’aria aperta, faccio sport,  ho imparato a conoscerli e adesso non posso fare a meno di tutte le emozioni che mi regalano, ormai per me non sono più  fatica e persone con dei limiti, sono come parte di una grande famiglia e, come si fa con le grandi famiglie,  riunisco la mia famiglia alla loro.” 

Matteo mentre corre, spinge, fotografa e si diverte insieme agli altri mi dice ” Sai prima facevo le foto per partecipare a concorsi fotografici, per passione e da amante della fotografia artistica, adesso ho nuovi soggetti da fotografare, sono foto che non parteciperanno più ai concorsi ma sono scatti di emozione, di sorrisi. Per me catturare gli istanti in cui gioiscono per il traguardo appena percorso, gli attimi in cui corrono insieme ai volontari e la gioia che traspare nei volti, negli occhi, nei sorrisi, nei volti soddisfatti sono le sfide più emozionanti di un concorso fotografico.  Mettersi al servizio degli altri è non un dare ma un avere una gioia dentro, ” Perché fare del bene fa stare bene”. 

Mi chiamo Matteo, sono un volontario e ho il privilegio di  fotografare la gioia, la speranza di raggiungere un traguardo possibile per chiunque con disabilità o senza.

Maddalena Cenvinzo

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Chiara Varuzza Una ragazza ”Oltre”

Chiara è giovanissima ed fa parte della ASD Hope Running che ha partecipato anche a distanza al mio recente evento/kermesse culturale come una delle associazioni presenti alla mia mostra.

Chiara Varuzza ha un viso tondo , ha uno sguardo felice, soddisfatto, Chiara è in carrozzina ma corre come un’atleta grazie a coloro che la assistono in questa sua corsa.

Chiara è orgogliosa di ciò che è riuscita a essere oggi grazie proprio a chi l’ha resa felice, perché l’ha resa partecipe, perché l’ha resa ”inclusa sportivamente” in un mondo che ” esclude i perdenti”, in un mondo dove chi corre più forte vince contro tutti e vince una coppa per dimostrare a tutti di essere il migliore.

Quante volte avrei voluto vedere lo stesso sguardo in ogni giovane, ragazzo che pensa che essere su una carrozzina gli toglie il futuro e la speranza di gioire.

Chiara con una piccola domanda mi ha aperto un mondo di riflessioni, la prima mostrarsi se stessa, fiera di ciò che è nonostante un limite, si è mostrata non vittima della patologia o di una carrozzina ma Persona che vive con il sorriso la sua condizione perché è soddisfatta e amata ma sopratutto ama se stessa e i traguardi che raggiunge proprio con i suoi limiti fisici.

Il mondo non vuole vedere la ”felicità”, il mondo degli ”esclusi” e non ”inclusi” non vuole vedere sorrisi, perché la verità è che ognuno vuole nascondersi dietro al proprio dolore e farne un motivo di vanto, di soddisfazione, perché tutto e tutti non vogliono una persona su una carrozzina ”felice” la vogliono vinta, depressa e stanca!

Il vero coraggio è gridare davanti a tutti ”io sono in carrozzina ma raggiungo un traguardo come ogni atleta para-olimpico” solo che a loro è data la gloria e la fama ma alle persone che vivono la ”normalità” nella loro condizione, non viene dato niente se non essere scartati da chi è come loro e vive lo stesso disagio!

Chiunque vive una condizione non di libertà , potrebbe essere infelice, ma questo non appartiene solo al mondo delle persone con disabilità, appartiene a ogni umanità che abita questa terra.

La felicità è correre essendo se stessi, avendo il coraggio e la voglia di sorridere per ogni piccolo traguardo che si supera! la felicità è ammettere i propri limiti e accettarli ma andare avanti con coraggio a credere nelle proprie possibilità, nelle proprie abilità residue che ci permettono di essere noi stessi e vivere la nostra banale, intensa, emozionante vita!

La vera felicità, il vero coraggio è mostrare il sorriso e un viso e dei momenti che parlano di se stessi e delle proprie vittorie. L’inclusione attiva passa dal cuore, non dallo ”scarto”, non dalla commiserazione, passa dalla voglia di riscatto e rivincita che solo chi ha il coraggio di essere se stessi, fino in fondo, Sorride di felicità!

La vera felicità esiste solo se si è conosciuto il vero, dilaniante dolore, la felicità esiste se prendiamo il nostro dolore e lo facciamo vivere, esultare e accendere di gioia con le nostre perdite accanto, con i nostri difetti, con i nostri limiti.

Il sorriso di Chiara Varuzza dovrebbe essere su ogni tabloid nazionale e internazionale, dovrebbe avere gli stessi spazi che danno a personaggi di calibro internazionale, perché Chiara Varuzza ha lo stesso fuoco di un atleta para-olimpico e prende le stesse medaglie e raggiunge gli stessi obiettivi, con il sorriso e con il cuore di chi corre accanto a lei e la sostiene.

Maddalena Cenvinzo

La speranza corre con Nancy

Oggi vi racconto una storia di una persona incredibile che ha la Sclerosi Multipla.
La sua storia l’ho conosciuta anni fa ma la bellezza di questa storia è di come è proseguita , perché vado fiera di ragazze così, ogni Persona che va Oltre la sua patologia, per me è una donna Oltre.
Nunzia Mirabella nasce nella calda Sicilia, nei pressi di Catania, vicino e sotto il magma del Vulcano l‘Etna.
Nunzia però a un certo punto della sua vita, lascia la casa di famiglia, va in Piemonte, dove vive il fratello Giovanni, si trova un lavoro, acquista una casa a piano terra e inizia la sua nuova  vita in Piemonte.
Il fratello vive nello stesso condominio ma ai piani più alti.
Un pezzo della sua famiglia era in Piemonte e l’altro era in Sicilia.
Cinque anni fa accadde un evento che le cambierà la sua vita un’altra volta, Nunzia sta male, non sente più il lato sinistro, la portano in ospedale, fanno tutti gli accertamenti ma arriva la diagnosi : è sclerosi multipla del tipo recidivante remittente.
Nunzia è sconvolta, ma il fratello Giovanni le resta accanto ,mentre esce dalla camera di ospedale, per salutarla , le dice ”Hope” che vuol dire speranza.
Nunzia aggredita dalla malattia in poco tempo passa dalle stampelle, al deambulatore e poi in carrozzina.
Camminare diventa sempre più difficile, ma lei opta e accetta gli ausili pur di continuare a vivere la sua ”normalità”.
Ha una casa tutta sua e ha sempre suo fratello al suo fianco che la sostiene ricordandole che non è finita la vita con una diagnosi, bisogna avere sempre la speranza nel cuore lottare per quella speranza.
Nunzia alterna periodi di forte angoscia, lascia il lavoro, e aiuta la cognata come può a crescere i bambini.
Nel frattempo il fratello Giovanni pensa a cosa fare per aiutare la sorella, perché la speranza va bene, ma Giovanni sente di voler fare qualcosa, per quella sorella spezzata in due nell’anima. Giovanni sa che Nunzia dovrà fare un percorso grande interiore e fisico per recuperare ciò che la Sclerosi Multipla le ha tolto.
Nunzia non va a convivere con il fratello, resta nella sua casa, cerca di fare il possibile, nonostante il limite e la stanchezza per adempiere ogni giorno ai suoi compiti quotidiani.
Un giorno il fratello Giovanni che, per mesi si era arrovellato su come potesse aiutare concretamente sua sorella, a uscire dal guscio che si era creata dopo la diagnosi, riprende in mano la parola ”Hope” (speranza) e diventa Hope Running (ovvero la Speranza che corre).
Questa storia è molto bella, perchè da questo momento in poi, non si può più parlare solo di Nunzia ma la sua storia si intreccia con la volontà del fratello Giovanni e con la creazione di Hope Running Onlus.
Il fratello di Nunzia, Giovanni agisce solo e soltanto per il benessere della sorella, per farle capire che lei può essere ciò che vuole, nonostante la diagnosi di sclerosi multipla e la sua carrozzina.
Nunzia correrà con uno strumento nuovo si chiama Hand bike, che permette a chi è in carrozzina di correre e vincere anche senza una coppa in mano.
Giovanni ama la corsa e chiede ai suoi amici di correre ma nello stesso tempo di far correre con le hand bike anche chi non può .
Unisce persone senza disabilità che spingono le carrozzine di persone con disabilità, un messaggio forte, potente per Nunzia che finalmente corre ma corre ”insieme” a chi ci mette il cuore, la forza, i muscoli e la fatica.
La Hope Running nacque un anno fa per un sogno, un’utopia :  la voglia di donare un sorriso e le ali a chi non può più correre.
Nunzia oggi non passa le intere giornate solo a pensare al suo futuro, ma ha obiettivi da raggiungere, traguardi da conquistare.
Il traguardo più bello sarà sempre il prossimo, Nunzia quando corre insieme agli altri è felice, ritrova il sorriso e dimentica la Sclerosi Multipla, dimentica la fatica, gli affanni quotidiani, è felice perché è stata inclusa di fatto in un grande progetto di sport e inclusione .
Ma sopratutto lei è stata inclusa da tutti, gli amici e i volontari della Hope, la famiglia che invece di trattarla con pietismo, l’ha resa parte ”attiva” di un grande progetto, che guarda OltreIl traguardo è quella ”Hope” , la Speranza che non smette mai di correre e scorrere negli occhi lucidi, felici, scintillanti di Nunzia che insieme a tutti , persone normali e persone con disabilità raggiungono lo stesso traguardo ”insieme” perché ”insieme si vince sempre”
Nunzia ha sempre la Sclerosi Multipla, è lo stesso in carrozzina ma le è stata donata per amore una possibilità che a tante persone con Sclerosi Multipla non viene concesso, le è stata donata la possibilità di essere capace di arrivare a ogni traguardo se solo lei ha dentro di sé la gioia e la felicità di Hope.
La Speranza crediamo che a volte sia un’illusione, potrebbe anche essere, però quando Nunzia stringe tra le mani una coppa scintillante è grazie alla speranza di chi ha creduto in lei, è grazie all’amore della famiglia incondizionato , che include e non esclude, ma sopratutto crea da una parola un’utopia : vedere il domani ogni diversità inclusa nella normalità.

Maddalena Cenvinzo