Grazie a Stramandriamo 2019, la Hope Running Onlus è un modello di Sport e Inclusione per tutti!

Avere un unico cuore che batte per obiettivi comuni e donare, donare a oltranza, ripaga e dona senso a tanta fatica.
StramandriAmo è un atto d’amore che abbraccia tutti .
La Hope Running è un modello di inclusione di sport e cultura . Sempre più giovani si avvicinano al modello della Hope , sempre più persone vogliono scoprire cosa si nasconde nel cuore di Hope .
L’unica risposta è il ❤️, i valori di sport e inclusione , il valore di chi si mette in gioco , con la fatica, i muscoli, con il sudore e durante il cammino non tiene conto dei limiti fisici di chi è seduto per una condizione, ma tiene conto dei propri limiti pur avendo due gambe, forza e quanta fatica sia correre e costruire un modello fatto di Valori . Lo sport unisce ciò che in tanti strumentalizzano e spesso ghettizzano.
La Hope valorizza le Persone e insieme ad esse va Oltre.
Oltre le apparenze, oltre le foto, la forza della Hope e del modello Hope è cuore, sorriso e inclusione che pone al centro La Persona , Il cuore di StramandriAmo è fatto dello stesso sentire e dare tutto, donare tutto significa che   ”Insieme si vince Sempre”.

L’inclusione passa attraverso valori che devono essere sostenuti, promossi , diffusi.
La Hope è Oltre e grazie a StramandriAmo è sotto gli occhi di tutti.
Non si vince per la gloria ma si vince con il ❤️.
Grandi tutti nessuno escluso 

Maddalena Cenvinzo
#TeamHope

64585335_2341746279432721_3264652126848024576_n

Con Hope Running lo sport è davvero per tutti

La onlus chivassese si occupa di avvicinare allo sport disabili e fasce deboli

Sport come divertimento, ma anche sport come inclusione sociale. E’ questo l’obiettivo di Hope Running, onlus chivassese nata solamente un anno fa. A presentarla è il suo presidente, Giovanni Mirabella. “La nostra associazione – racconta – è nata con lo scopo di avvicinare i disabili e tutte le fasce deboli all’attività sportiva. Lo facciamo perchè pensiamo che lo sport debba essere divertimento, che faccia vivere dei bei momenti diversi dalla routine di tutti i giorni”. Non a caso, Hope Running, tradotto in italiano, significa “speranza in movimento”. Chi va da Hope Running pratica ciclismo e podismo e corre con le handibike, che consentono di muoversi attraverso la forza delle braccia. “Possono farlo anche le persone che hanno difficoltà a muovere gli arti superiori – aggiunge -. In questo caso, a dare una mano ci sono gli spingitori”. Mirabella sostiene che chi fa lo spingitore “cresce spiritualmente più dei ragazzi con disabilità”. “Loro non sono lì per trasportare i ragazzi, ma soprattutto per spronarli ed è una gioia immensa vedere i loro sorrisi ai piccoli traguardi che raggiungono”. Oggi pomeriggio, alle 18.30, nei locali dell’ex biblioteca, Hope Running incontrerà Valentina Rivoira, campionessa paralimpica di handbike. A chiacchierare con lei ci saranno Marco Catania e Mauro Ruberto, atleti paralimpici chivassesi, Giovanni Mirabella, Renato Dutto, presidente Uildm, e Beatrice Cappai, di Red Castle Fit. Domenica, invece, la onlus sarà presente alla Stramandriamo con 9 ragazzi. In quell’occasione verrà anche donata loro una handbike.  Fonte :Chivassoggi.it

64476274_2341439149463434_2668483070998347776_n

Chiara Varuzza Una ragazza ”Oltre”

Chiara è giovanissima ed fa parte della ASD Hope Running che ha partecipato anche a distanza al mio recente evento/kermesse culturale come una delle associazioni presenti alla mia mostra.

Chiara Varuzza ha un viso tondo , ha uno sguardo felice, soddisfatto, Chiara è in carrozzina ma corre come un’atleta grazie a coloro che la assistono in questa sua corsa.

Chiara è orgogliosa di ciò che è riuscita a essere oggi grazie proprio a chi l’ha resa felice, perché l’ha resa partecipe, perché l’ha resa ”inclusa sportivamente” in un mondo che ” esclude i perdenti”, in un mondo dove chi corre più forte vince contro tutti e vince una coppa per dimostrare a tutti di essere il migliore.

Quante volte avrei voluto vedere lo stesso sguardo in ogni giovane, ragazzo che pensa che essere su una carrozzina gli toglie il futuro e la speranza di gioire.

Chiara con una piccola domanda mi ha aperto un mondo di riflessioni, la prima mostrarsi se stessa, fiera di ciò che è nonostante un limite, si è mostrata non vittima della patologia o di una carrozzina ma Persona che vive con il sorriso la sua condizione perché è soddisfatta e amata ma sopratutto ama se stessa e i traguardi che raggiunge proprio con i suoi limiti fisici.

Il mondo non vuole vedere la ”felicità”, il mondo degli ”esclusi” e non ”inclusi” non vuole vedere sorrisi, perché la verità è che ognuno vuole nascondersi dietro al proprio dolore e farne un motivo di vanto, di soddisfazione, perché tutto e tutti non vogliono una persona su una carrozzina ”felice” la vogliono vinta, depressa e stanca!

Il vero coraggio è gridare davanti a tutti ”io sono in carrozzina ma raggiungo un traguardo come ogni atleta para-olimpico” solo che a loro è data la gloria e la fama ma alle persone che vivono la ”normalità” nella loro condizione, non viene dato niente se non essere scartati da chi è come loro e vive lo stesso disagio!

Chiunque vive una condizione non di libertà , potrebbe essere infelice, ma questo non appartiene solo al mondo delle persone con disabilità, appartiene a ogni umanità che abita questa terra.

La felicità è correre essendo se stessi, avendo il coraggio e la voglia di sorridere per ogni piccolo traguardo che si supera! la felicità è ammettere i propri limiti e accettarli ma andare avanti con coraggio a credere nelle proprie possibilità, nelle proprie abilità residue che ci permettono di essere noi stessi e vivere la nostra banale, intensa, emozionante vita!

La vera felicità, il vero coraggio è mostrare il sorriso e un viso e dei momenti che parlano di se stessi e delle proprie vittorie. L’inclusione attiva passa dal cuore, non dallo ”scarto”, non dalla commiserazione, passa dalla voglia di riscatto e rivincita che solo chi ha il coraggio di essere se stessi, fino in fondo, Sorride di felicità!

La vera felicità esiste solo se si è conosciuto il vero, dilaniante dolore, la felicità esiste se prendiamo il nostro dolore e lo facciamo vivere, esultare e accendere di gioia con le nostre perdite accanto, con i nostri difetti, con i nostri limiti.

Il sorriso di Chiara Varuzza dovrebbe essere su ogni tabloid nazionale e internazionale, dovrebbe avere gli stessi spazi che danno a personaggi di calibro internazionale, perché Chiara Varuzza ha lo stesso fuoco di un atleta para-olimpico e prende le stesse medaglie e raggiunge gli stessi obiettivi, con il sorriso e con il cuore di chi corre accanto a lei e la sostiene.

Maddalena Cenvinzo

La speranza corre con Nancy

Oggi vi racconto una storia di una persona incredibile che ha la Sclerosi Multipla.
La sua storia l’ho conosciuta anni fa ma la bellezza di questa storia è di come è proseguita , perché vado fiera di ragazze così, ogni Persona che va Oltre la sua patologia, per me è una donna Oltre.
Nunzia Mirabella nasce nella calda Sicilia, nei pressi di Catania, vicino e sotto il magma del Vulcano l‘Etna.
Nunzia però a un certo punto della sua vita, lascia la casa di famiglia, va in Piemonte, dove vive il fratello Giovanni, si trova un lavoro, acquista una casa a piano terra e inizia la sua nuova  vita in Piemonte.
Il fratello vive nello stesso condominio ma ai piani più alti.
Un pezzo della sua famiglia era in Piemonte e l’altro era in Sicilia.
Cinque anni fa accadde un evento che le cambierà la sua vita un’altra volta, Nunzia sta male, non sente più il lato sinistro, la portano in ospedale, fanno tutti gli accertamenti ma arriva la diagnosi : è sclerosi multipla del tipo recidivante remittente.
Nunzia è sconvolta, ma il fratello Giovanni le resta accanto ,mentre esce dalla camera di ospedale, per salutarla , le dice ”Hope” che vuol dire speranza.
Nunzia aggredita dalla malattia in poco tempo passa dalle stampelle, al deambulatore e poi in carrozzina.
Camminare diventa sempre più difficile, ma lei opta e accetta gli ausili pur di continuare a vivere la sua ”normalità”.
Ha una casa tutta sua e ha sempre suo fratello al suo fianco che la sostiene ricordandole che non è finita la vita con una diagnosi, bisogna avere sempre la speranza nel cuore lottare per quella speranza.
Nunzia alterna periodi di forte angoscia, lascia il lavoro, e aiuta la cognata come può a crescere i bambini.
Nel frattempo il fratello Giovanni pensa a cosa fare per aiutare la sorella, perché la speranza va bene, ma Giovanni sente di voler fare qualcosa, per quella sorella spezzata in due nell’anima. Giovanni sa che Nunzia dovrà fare un percorso grande interiore e fisico per recuperare ciò che la Sclerosi Multipla le ha tolto.
Nunzia non va a convivere con il fratello, resta nella sua casa, cerca di fare il possibile, nonostante il limite e la stanchezza per adempiere ogni giorno ai suoi compiti quotidiani.
Un giorno il fratello Giovanni che, per mesi si era arrovellato su come potesse aiutare concretamente sua sorella, a uscire dal guscio che si era creata dopo la diagnosi, riprende in mano la parola ”Hope” (speranza) e diventa Hope Running (ovvero la Speranza che corre).
Questa storia è molto bella, perchè da questo momento in poi, non si può più parlare solo di Nunzia ma la sua storia si intreccia con la volontà del fratello Giovanni e con la creazione di Hope Running Onlus.
Il fratello di Nunzia, Giovanni agisce solo e soltanto per il benessere della sorella, per farle capire che lei può essere ciò che vuole, nonostante la diagnosi di sclerosi multipla e la sua carrozzina.
Nunzia correrà con uno strumento nuovo si chiama Hand bike, che permette a chi è in carrozzina di correre e vincere anche senza una coppa in mano.
Giovanni ama la corsa e chiede ai suoi amici di correre ma nello stesso tempo di far correre con le hand bike anche chi non può .
Unisce persone senza disabilità che spingono le carrozzine di persone con disabilità, un messaggio forte, potente per Nunzia che finalmente corre ma corre ”insieme” a chi ci mette il cuore, la forza, i muscoli e la fatica.
La Hope Running nacque un anno fa per un sogno, un’utopia :  la voglia di donare un sorriso e le ali a chi non può più correre.
Nunzia oggi non passa le intere giornate solo a pensare al suo futuro, ma ha obiettivi da raggiungere, traguardi da conquistare.
Il traguardo più bello sarà sempre il prossimo, Nunzia quando corre insieme agli altri è felice, ritrova il sorriso e dimentica la Sclerosi Multipla, dimentica la fatica, gli affanni quotidiani, è felice perché è stata inclusa di fatto in un grande progetto di sport e inclusione .
Ma sopratutto lei è stata inclusa da tutti, gli amici e i volontari della Hope, la famiglia che invece di trattarla con pietismo, l’ha resa parte ”attiva” di un grande progetto, che guarda OltreIl traguardo è quella ”Hope” , la Speranza che non smette mai di correre e scorrere negli occhi lucidi, felici, scintillanti di Nunzia che insieme a tutti , persone normali e persone con disabilità raggiungono lo stesso traguardo ”insieme” perché ”insieme si vince sempre”
Nunzia ha sempre la Sclerosi Multipla, è lo stesso in carrozzina ma le è stata donata per amore una possibilità che a tante persone con Sclerosi Multipla non viene concesso, le è stata donata la possibilità di essere capace di arrivare a ogni traguardo se solo lei ha dentro di sé la gioia e la felicità di Hope.
La Speranza crediamo che a volte sia un’illusione, potrebbe anche essere, però quando Nunzia stringe tra le mani una coppa scintillante è grazie alla speranza di chi ha creduto in lei, è grazie all’amore della famiglia incondizionato , che include e non esclude, ma sopratutto crea da una parola un’utopia : vedere il domani ogni diversità inclusa nella normalità.

Maddalena Cenvinzo